Schifanoia - San Michele Arcangelo     

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- Schifanoia di Narni -

Parrocchia di San Giovanni Battista

La Parrocchia di San Giovanni Battista coincide territorialmente con la frazione di Schifanoia, appartenente al Comune di Narni.
Tale frazione è un piccolo centro agricolo tra Narni e Otricoli, circondato da boschi, poco distante dalla  via Flaminia.
Ha origini medievali anche se il suo territorio era abitato fin dall’antichità come dimostrano tracce di vita che vanno dalla preistoria fino all’età romana.
Nel secolo XVIII  fù infeudata agli Oddi di Perugia; nel secolo XIX fù per breve tempo appodiato di Otricoli ma poi è diventata definitivamente frazione del Comune di Narni.
Il suo nome potrebbe a prima vista far pensare ad un luogo delizioso, come il famoso palazzo estivo di Schifanoia fatto costruire dagli Estensi a Ferrara per schivare la noia. Probabilmente deriva  invece dalla lingua longobarda, come posto di guardia a difesa del territorio del Comune di Narni, come altri castelli del suo territorio,  Borgheria, San Vito, Miranda ecc.
La Parrocchia di Schifanoia ha tre chiese: la parrocchiale, la chiesa di San Michele Arcangelo e la chiesa di Santa Maria della Predella o della Pretella.

La chiesa parrocchiale è dedicata al martirio di San Giovanni Battista per cui la sua festa si celebra il giorno 29 agosto. Essa è situata  nel centro storico dell’antico castello e la sua costruzione risale probabilmente  al XIV secolo.
Accanto ad alcune tele si possono ammirare degli affreschi di stile giottesco e altri del  XIV e XV secolo  ma in gran parte rovinati perché ricoperti da intonaci di calce fatti probabilmente  nei periodi di peste.
La chiesa  ha la forma di un vano rettangolare di m. 15 per 6, con tetto a tegole e travi sorretto da quattro archi leggermente a sesto acuto poggianti su quattro paia di  pilastri innervati nelle pareti della chiesa.
Essa è situata nel vecchio centro storico del castello di Schifanoia, molto funzionale nei secoli scorsi quando la maggior parte della popolazione della parrocchia vi risiedeva, ora invece poco funzionale e scomoda  da quando la maggior parte della popolazione si è trasferita specialmente dopo la seconda guerra mondiale a Morione.
 


 

La chiesa di Santa Maria della Predella è il piccolo Santuario mariano della parrocchia. Il nome Predella deriva probabilmente da praedium (podere) perché poderale di qualche proprietario della zona, oppure Pretella perché costruita  nel mezzo di un prato. Le rovine della vecchia chiesa, risalente  probabilmente al XV secolo, sono tuttora visibili accanto alla nuova costruzione degli anni  sessanta.
Essa sorge nella collina a cavallo tra quella di Collespino e quella di Montini, nelle vicinanze dell’abitato di Moricone  e serve come chiesa sussidiaria soprattutto per tale località.

     

La chiesa di San Michele Arcangelo, situata a metà strada tra la contrada di Campoforte e l’abitato di Schifanoia, in posizione panoramica dominante l’ampia valle del Tevere, è di notevole  importanza storica per la zona di Narni e della sua ex-diocesi.
A prima vista, si nota come essa sia formata da due costruzioni formanti un angolo ottuso, simile ad un boomerang.
Si tratta di due chiese distinte delle quali la più piccola risale con molta probabilità al secolo VIII; doveva essere la chiesa abbaziale di una piccola comunità benedettina , mentre la più grande risale probabilmente al secolo XIII, aggiunta per accogliere il notevole afflusso di gente devota dell’angelo San Michele .

Ambedue le chiese conservano vari dipinti che l’incuria e il tempo hanno danneggiato notevolmente.
Di particolare interesse storico è l’aula abbaziale, piccolo ambiente rettangolare caratterizzato da una  iconostasi in muratura, da un’abside e da un campanile posto al centro della facciata, caratteristiche queste che la fanno risalire ai secoli VIII-IX.
L’aula abbaziale è completamente dipinta con affreschi del XIII-XIV secolo mentre quelli dell’abside sono molto più antichi e più interessanti.

Quello a sinistra rappresenta la schiera degli apostoli e della Madonna, tutti con le mani levate al cielo e con gli sguardi orientati alle “superne rote”.
Più antica e più interessante è la seconda schiera , a destra della finestrella centrale. Essa rappresenta dei personaggi di entrambi i sessi e di varie età , dalla prima giovinezza alla vecchiaia.
Al primo piano del gruppo si nota un ecclesiastico con la testa coperta da un copricapo che scende fino alle spalle e la mano destra benedicente che lo qualifica come il personaggio più importante del gruppo.
Gli altri personaggi sono due uomini e due donne; vicino al sacerdote, l’uomo maturo con la barba e all’estremità del gruppo, l’uomo giovane, glabro, bene piantato sulle gambe e dalla folta chioma fulva .

La figura dell’uomo maturo è senz’altro una figura regale perché la sua testa è ricoperta da un copricapo guarnito di pelliccia  mentre il suo vestito è di rosso porpora. Egli tiene la testa eretta rivolta verso un volto di donna che si appoggia a lui in senso fiducioso. L’altra figura maschile è quella di un giovane vestito, senza mantello con tunica internamente impellicciata

Il giovane tiene la mano sinistra in un gesto rassicurante e la mano destra con l’indice teso ad indicare la figura femminile che è al suo fianco e occupa il centro della scena.Il giovane che la indica pare sottolineare orgogliosamente che essa è la sua sposa. La scena deve riferirsi ad un evento che si verificò durante il periodo ottomano che inizia nell’anno 962, quando Ottone I fu incoronato imperatore da Giovanni XII, figlio di Alberico II, che era stato imposto come Papa ai romani a soli 16 anni benchè non ne avesse i requisiti. Dopo l’incoronazione l’imperatore convocò un sinodo per deporlo trovando al suo fianco il vescovo Giovanni di Narni, benchè suo cugino. Dopo la morte di Benedetto V e di Leone VIII , rispettivamente papa e antipapa , la crisi si risolse con la nomina a pontefice del dotto vescovo Giovanni di Narni, che era anche bibliotecario ed archivista della Chiesa di Roma.

Questa nomina fu voluta da Ottone I, al quale si erano rivolti i romani e il nuovo papa pontificò col nome di Giovanni XIII. Il diarista narnese Massiliani scrive: ”Nel 967 l’imperatore partissi da Roma con tutto il suo copioso accampamento ed esercito. Narni nei giorni quaresimali ottenne grande ed immenso onore di solennizzare la gloriosa venuta quivi del Sommo Pontefice ed unitamente cittadino, in compagnia dell’imperatore. Non ebbe la città giorni più giolivi quanto quelli che impiegò in festeggiare con apparati di sontuosa magnificenza e l’ingresso in essa e il soggiorno fatto dal pontefice e dal grande Ottone.”
Durante gli ultimi anni del pontificato  Giovanni XIII celebrò le nozze tra il giovane Ottone II e l’ambita principessa Teofano, figlia dell’imperatore di Costantinopoli, nell’anno 972 a Roma.
Con molta probabilità la pittura celebra tali eventi diventando così un documento di importanza  notevole per la storia di Narni, che tra i suoi vescovi ne ebbe uno diventato papa col nome di Giovanni XIII.

 

 

 
         
             

  

 

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